Tutti vivi all'assalto by Alfio Caruso

Tutti vivi all'assalto by Alfio Caruso

autore:Alfio Caruso [Caruso, Alfio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


21 gennaio – Girotondo tragico

Gli sbandati non hanno nome, non hanno nazionalità, non hanno volto. Gli sbandati sono una lunga teoria di occhi, ora bramosi ora impauriti, che spuntano sotto un passamontagna, sopra una sciarpa. Per scappare piú in fretta hanno buttato fucili, pistole, mitragliatori. Coloro che li hanno conservati se ne servono per difendere la slitta, il mulo che la traina. E poco conta se i gruppi che si fronteggiano magari indossano la stessa divisa. Non esistono piú amici, commilitoni, alleati. Esiste il branco: tutto ciò che ne è al di fuori è un nemico. I branchi si trascinano a fianco dei reparti armati per riceverne protezione in caso di necessità. Sono lestissimi a lanciarsi su un’isba, su un villaggio alla ricerca di un po’ di caldo, di un po’ di cibo. Li guida l’istinto di sopravvivenza: per una gallina, per un posto accanto alla stufa sono disposti a uccidere. Non vogliono piú saperne di combattere: nella loro corsa forsennata intasano le rotabili, travolgono le salmerie dei reggimenti, s’incuneano ovunque immaginino di essere piú al sicuro, di poter fare piú in fretta. Sono uomini il cui equilibrio nervoso si è spezzato. Sono stati travolti da qualcosa cui non erano preparati. In quella dannazione di freddo, di fame, di morte incombente sono regrediti a uno stato primordiale. Muoiono come mosche. Basta una voce per far loro imboccare la pista che non porta da nessuna parte. Basta un fuoco acceso sulla neve per indurli a sedersi in circolo, allungare le mani e non rialzarsi piú.

Le compagnie della Tridentina avanzano a singhiozzo, devono farsi largo con la forza. Il Verona ha potuto lasciare Postojalyi intorno alle 4: ha invano atteso che arrivasse qualcuno della Julia, della Vicenza, della Cuneense. Si è presentata invece la colonna tedesca: Bongioanni ha acconsentito a farle prelevare la benzina dai serbatoi delle decine di veicoli abbandonati. Sono stati riforniti pure i due trattori che trainano i due cannoni da 75/38 del capitano Miglietti, ormai gli unici pezzi anticarro del battaglione. Scortato da una batteria da 105 anticarro e da due Sturmgeschütz il battaglione esce dal paese inseguito dalle invocazioni di aiuto dei feriti e dei congelati aggrappati alle finestre delle isbe. Sono urla strazianti che lacerano i timpani e il cuore. Qualcuno non resiste, torna indietro, si acconcia a dover sopportare una rischiosa prigionia pur di star vicino al compaesano, che ha implorato di non esser lasciato solo. Ma la norma, qui e in futuro, sarà di chiudersi le orecchie, di chiudere gli occhi e di proseguire. Ogni giorno che passa s’imparerà a non voltarsi indietro, s’imparerà a dire che appena possibile verrà mandata una slitta in soccorso, e l’altro, il ferito, il congelato, fingerà di crederci. Il male e il bene, il dolce e l’amaro, il cinismo e la pietà cammineranno indissolubilmente accoppiati. Tanti si fermeranno per consentire ai compagni di andare avanti. Quanti portafogli, quante foto, quante fedi passeranno di mano in mano per raggiungere una casa italiana. Molti non rivedranno i propri cari per soccorrere uno sconosciuto che ha alzato un braccio.



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